Uno schiaffo morale a tutti gli italiani onesti

di Francesca Cerere

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Lutto nazionale per la morte di Berlusconi, l’indignata riflessione della giovane agenda rossa abruzzese Francesca Cecere: «è mai possibile che, in uno Stato civile, non si possa auspicare ad essere guidati e a pretendere di essere guidati da uomini onesti? Eppure ci sono stati, eppure ci sono».

La morte di Berlusconi ha diviso, così come accadeva quando era in vita, l’Italia in tre: chi gli augurava il riposo eterno ha esultato, chi lo supportava lo ha santificato, chi lo combatteva lo ha ricordato per le malefatte.

A questi ultimi, in risposta pronta, sono arrivati i secondi e una quarta categoria di persone: gli ipocriti e i perbenisti.

“Nel bene e nel male” che richiama il famigerato “ha fatto anche cose buone”; “senza umanità” confondendo, erroneamente, l’essere umani con l’essere corretti.

Ora, noi siamo umani nel momento in cui ci dispiacciamo per la morte di un uomo, chiunque esso sia, e ci stringiamo al dolore della famiglia perché B. era anche un padre, un marito, un amico.

Ma siamo umani anche nel momento in cui non dimentichiamo e, soprattutto, non fingiamo che la storia possa essere riscritta o depennata.

Quella che avete chiamato “mancanza di rispetto” è, più banalmente, non essere ipocriti e non farsi condizionare da quell’idea per la quale la morte purifica dai peccati.

È possibile che il fine debba sempre giustificare i mezzi? Che non ci si chieda mai (o, quantomeno, non sia rilevante) in che modo un uomo ottiene quello che ottiene?

È mai possibile che, in uno Stato civile, non si possa auspicare ad essere guidati e a pretendere di essere guidati da uomini onesti?

Eppure ci sono stati, eppure ci sono.

Non possiamo parlare di Berlusconi da persone di buon cuore, ma da cittadini di uno Stato di cui, per anni, è stato al comando. E da cittadini non possiamo ricordarlo solo come “quel politico simpatico che raccontava barzellette in TV”.

E non serve, adesso, elencare tutte le vicende giudiziarie e non che lo hanno riguardato per rendersi conto che proclamare il lutto nazionale è stato uno schiaffo morale a tutti gli italiani onesti.

Il lutto nazionale lo meritavano uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui non si può scrivere “nel bene e nel male”, perché male non ne hanno mai fatto.

Ed è proprio per fare bene che sono morti.

Non si tratta di fare polemica, né di infastidire l’anima di Berlusconi o i suoi cari.

Si tratta di etica, la stessa che dovrebbe essere a capo di un qualsiasi Paese e che il nostro pare aver perso da tempo.

“Lo Stato è il momento più alto dell’eticità” e mi chiedo… chissà se Hegel lo penserebbe ancora oggi.

Noi possiamo pensarlo, ma solo guardando la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.