La difesa gioca le carte dell’inattendibilità di Brusca e della competenza territoriale Udienza d’appello processo trattativa Stato-mafia del 18/7/2019

di Enza Galluccio

Oggi [17 luglio 2019, ndr], nell’aula della Corte d’assise del Palazzo di Giustizia di Palermo, si è tenuta l’udienza del processo d’appello sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, nel corso della quale le difese hanno potuto replicare in merito all’ammissione o al rigetto delle richieste di acquisizione di documenti, da parte del Pg Giuseppe Fici nel corso dell’udienza dell’11 luglio.
Complessivamente, le varie rappresentanze della difesa hanno dato il consenso a molte delle richieste operate dal Pg ribadendo, tuttavia, la necessità di verificare quanto sia concreta la fondatezza dei contenuti di tali documentazioni, in alcuni casi, ritenute particolarmente importanti.
Dopo aver verificato la presenza o meno di tutte le parti coinvolte, il presidente della Corte, Angelo Pellino ha dato la parola all’avvocato di Marcello Dell’Utri, Francesco Centonze, il quale si è da
subito riferito alla richiesta d’acquisizione, da parte del Pg Fici, dei verbali relativi alle dichiarazioni di Brusca, in particolare la parte in cui Matteo Messina Denaro gli avrebbe raccontato una confidenza ricevuta dai Graviano sul “famoso orologio” di Silvio Berlusconi.
L’avvocato di Dell’Utri ha affermato che non si intende negare il consenso verso tale acquisizione purché essa sia intesa anche ai fini della valutazione di Brusca.
In ugual misura, Centonze ha detto di dare il consenso anche all’altra documentazione richiesta dal Pg, sempre relativa alle affermazioni rese da Brusca nell’ambito del processo relativo alla posizione di Calogero Mannino, compresa la parte del confronto sulla tempistica dell’attentato all’esponente democristiano, avvenuto tra lo stesso Brusca e Gioacchino La Barbera.
Anche in questo caso è stato precisato che si intende finalizzare tale scelta alla verifica dell’attendibilità del teste, quasi a voler sottolineare, nuovamente, le perplessità in merito a essa.
Si è negato, invece, il consenso all’acquisizione dei verbali sulle dichiarazioni di Francesco Squillaci che, secondo il parere del Pg, farebbero riferimento al coinvolgimento di dell’Utri.
La difesa ha spiegato di ritenere troppo generica la definizione data su quel coinvolgimento.
Per Subranni è intervenuto l’avvocato Fabio Ferrara, che si è opposto all’acquisizione del verbale relativo all’archiviazione del processo sull’omicidio Impastato, perché si ritiene che quel provvedimento “non abbia dignità probatoria” non essendo l’espressione di una sentenza.
Inoltre, poiché quei fatti sarebbero avvenuti tra il 1977 e il 1978 necessiterebbero di una serie di
ulteriori approfondimenti volti a contestualizzare le scelte operate dai giudici in un periodo
totalmente diverso da quello dell’attuale processo.
Curiosamente, nel corso del suo intervento, l’avvocato Ferrara ha anche affermato di non ravvisare la “necessarietà” dell’acquisizione dei verbali sull’incontro tra Mannino, Subranni e Contrada, al quale il suo assistito si sarebbe opposto.
Anche l’avvocato di Mario Mori, Basilio Milio, ha fatto leva sui termini “necessarietà” e “decisività” ritenuti indispensabili per l’acquisizione di nuove prove.
Tuttavia, non si è opposto all’interrogatorio di Brusca il quale sarebbe, secondo il suo parere, evidentemente inattendibile per svariati atteggiamenti assunti nei suoi confronti nel corso delle varie deposizioni e per aver, di volta in volta, “ricordato”e aggiunto nuovi elementi, in base
all’andamento del processo stesso.
In conclusione, nel corso di questa udienza, le difese sembrano aver avuto ancora opinioni e indirizzi comuni, e hanno dato l’impressione di essere pronte a smontare, pezzo per pezzo, quanto sostenuto da un collaboratore “chiave” come Brusca.

Inoltre, anche questa volta, si è posta la questione del tribunale di competenza che, sempre secondo la difesa, non può essere quello di Palermo poiché, nel caso specifico del reato posto in oggetto, cioè il ricatto a corpo politico dello Stato, riguarderebbe la sede centrale, appunto, dello Stato. Pertanto, si è ancora fatto intendere (come reso esplicito in modo chiaro nell’udienza precedente) che i tribunali ritenuti competenti sarebbero quello di Roma o, al limite, quello di Caltanissetta.
A tal proposito, l’avvocato Francesco Romito, incaricato della difesa di De Donno, ha spiegato dettagliatamente quali sarebbero le motivazioni di tale pretesa, scendendo all’interno di specificazioni tecniche per giustificare e fondare quelle che ritiene siano delle incompatibilità giuridiche riguardanti l’attuale sede di pertinenza.
Sembrerebbe, quindi, prendere sempre più consistenza la volontà di spostare tale sede processuale, forse si ritiene che quella di Palermo sia troppo coinvolta oppure, forse, per dilatare i tempi processuali. �