Dopo un anno e mezzo di emergenza i morti continuano ad essere responsabilità di alcune precise “coscienze”

di Alessio Di Florio

Novembre/dicembre 2019, 31 gennaio 2020, febbraio/marzo 2020. Sono le date chiave dell’esplosione dell’emergenza sanitaria che ha travolto tutto e tutti. Da quei terribili, bui e smarriti giorni di inizio marzo in cui tutta l’Italia fu dichiarata “zona protetta” sono passati oltre 16 mesi, quasi un anno e mezzo. Mentre salgono sempre più le onde dell’estrema destra e degli epigoni italici del suprematismo a stelle e strisce made in QANON e di una violentissima e drammatica crisi economica e sociale, il pendolo della gestione dell’emergenza oscilla sempre tra le speranze della medicina e la sensazione che il tempo è passato invano o quasi.
In piena emergenza sanitaria, nei mesi del lockdown più duro ma non per tutti, «si pensa solo a salvare i grandi capitali» ammonì in un’intervista a WordNews.it (-morti-sono-sulla-coscienza-di-chi-ha-distrutto-la-sanita-pubblica ) il nostro direttore e presidente di Azione Civile Antonio Ingroia. Basta riavvolgere il nastro delle mancate prime chiusure (nonostante era già stato mobilitato l’esercito) e dei settori industriali che non furono neanche scalfiti dalle chiusure, in quanto considerati “essenziali”, per avere piena coscienza. “Le imprese produttrici di armamenti non sono state fermate e quindi sono considerate essenziali e strategiche – uno dei casi più incredibili e significativi – e che l’industria bellica davanti alla salute dei cittadini e dei lavoratori sia considerata indispensabile francamente non è sostenibile”. Una manovra a tenaglia di emendamenti giunti da tutto l’arco parlamentare, da Leu alla Lega, ha azzerato ogni possibilità che la paventata commissione d’inchiesta possa far luce su quelle settimane. In pieno stile italico avremo una commissione d’inchiesta che non potrà fare inchiesta. Sui mancati aggiornamento e adozione dei piani pandemici nazionale e regionali, sulle condotte del Governo e delle amministrazioni regionali, su quanto avvenne o non avvenne. Mesi nei quali si inserisce il rapporto OMS ritirato inspiegabilmente come denunciato dall’ex funzionario dell’organizzazione Francesco Zambon e riportato nel suo libro “Il pesce piccolo, una storia di virus e segreti”. Un libro che parte da quelle settimane del febbraio 2020 a Venezia in cui la pericolosità (e in gran parte anche la stessa presenza) in Italia vedeva all’opera una lunga sfilata di negazionisti di Stato.
Questa la presentazione del libro.
“Il carnevale viene interrotto bruscamente e Zambon, veneziano e funzionario dell’Oms, mentre dalla sua finestra vede i turisti in abiti variopinti correre terrorizzati verso il primo vaporetto disponibile, riceve l’incarico di coordinare le informazioni che arrivano dall’Italia e che possono essere utili al mondo: il Covid-19 non è più un virus esotico, ha fatto irruzione in Occidente. Seguono settimane di lavoro forsennato per provare a capire cosa stia accadendo nel nostro paese: il perché di tutti quei contagi e di tutti quei morti. L11 maggio il rapporto è finito, approvato dai vertici dell’Oms, stampato e pronto per essere divulgato. Potrebbe salvare molte vite. Ma qualcosa si inceppa e il 13 maggio il rapporto viene ritirato. Perché? Perché conteneva alcuni errori, dicono dai vertici dell’Oms. Ma la ragione è che rivelava un dettaglio fondamentale: il piano pandemico italiano non veniva aggiornato dal 2006, quindi era del tutto inadeguato. ‘Il pesce piccolo. Una storia di virus e segreti’ è il racconto di un uomo solo, che ha denunciato e pagato in prima persona, una storia che ha fatto il giro del mondo, su cui le procure stanno indagando e che in queste pagine viene raccontata per intero per la prima volta. “Nessuno sa quante vite sarebbero state risparmiate, ma tutti devono sapere quali sono state le omissioni, le coperture, le viltà che hanno reso il nostro paese così colpevolmente fragile” spiega la nota editoriale. Zambon ha cominciato nel 2008 a lavorare per l’Organizzazione Mondiale della Sanità a Mosca e poi a Venezia, dove è diventato coordinatore della risposta Covid per Oms, fino alle sue dimissioni nel marzo 2021”.
“Uno Stato che dovrebbe avere la salute tra i beni primari da tutelare deve essere pronto a fronteggiare catastrofi del genere. E quel che è peggio è che si è scoperto che esisteva un piano di prevenzione da emergenze del genere, ma solo sulla carta – le valutazioni espresse da Antonio Ingroia nell’intervista a WordNews.it https://www.wordnews.it/il-disatro-e-i-morti-sono-sulla-coscienza-di-chi-ha-distrutto-la-sanita-pubblica– le strutture non erano mai state adeguate per tempo. Correre ai ripari dopo è purtroppo troppo tardi. Il disastro e i morti di oggi sono sulla coscienza di chi ha distrutto il servizio sanitario pubblico, questa tragedia è un macabro atto d’accusa nei confronti della classe politica che ha governato l’Italia negli ultimi decenni a colpi di privatizzazioni speculative sempre più spinte a disprezzo della tutela della salute”. Quest’intervista fu pubblicata il 31 marzo 2020 e le conclusioni sulla gestione, sugli errori e l’impreparazione, così come il predominio di interessi economici particolari sulla salute di tutti, giungono a conclusioni nella stessa direzione di quanto era già palese all’epoca. Ed è stato confermato dal libro denuncia di Zambon. Che oltre 16 mesi dopo la pubblicazione le parole del nostro direttore continuano ad essere lette da migliaia e migliaia di persone è documentata dimostrazione di quanto siano ancora attuali. E c’è profonda necessità, democratica e anche sanitaria, di verità e conoscenza. Sanitaria perché solo avendo il coraggio di affrontare la realtà, di inchiodare gli ubriachi di neoliberismo, corruzione, mazzette e lobby che hanno assassinato la sanità pubblica – alcuni dei quali sono ancora oggi in posti di potere – si potranno difendere i cittadini, i malati, i più fragili ed indifesi di questa società travolta dall’emergenza. Ed invece quanto denunciava il nostro direttore e presidente di Azione Civile il 31 marzo dell’anno scorso resta, come abbiamo raccontato in uno dei nostri ultimi articoli http://www.lagiustizia.info/una-politica-irresponsabile-che-gioca-col-destino-dei-cittadini-e-scarica-su-di-loro-le-sue-colpe/, è ancora oggi la direttrice dell’azione politica – nonostante il trapasso da Conte a Draghi – del governo e di tutte le massime istituzioni italiane.