Servizio sanitario versa in uno stato di crisi gravissimo, anni di emergenza sanitaria sprecati

di Alessio Di Florio

È passato ormai un anno dalla dichiarazione di fine dell’emergenza sanitaria da parte del governo Draghi. Ed abbiamo superato da poche settimane il terzo anniversario del lockdown imposto dal governo Conte 2. Nella memoria collettiva sembrano passate ere e tanti dei fatti di quei mesi pare si stiano dimenticando in fretta. “Il Covid ha incontrato nel nostro Paese una sanità trascurata per troppo tempo, del tutto priva di organizzazione territoriale, con gli ospedali impoveriti delle attività, demandate al privato” ha dichiarato il direttore dell’Istituto Mario Negri Sud Giuseppe Remuzzi in un’intervista pubblicata da Avvenire il 4 marzo. “Il Servizio sanitario versa in uno stato di crisi gravissimo e siamo fermi” ha attaccato Remuzzi sottolineando che “in altri Paesi del mondo, dove la pandemia ha fatto gravissimi danni come da noi, ci si è già organizzati o perlomeno si è cominciato a farlo” e che “un editoriale recente del New England journal of medicine ha suggerito che negli Usa, la terra delle assicu-razioni, si dovrebbe cominciare a pensare a una sanità pubblica mettendo addirittura in discussione il principio della sanità privata”. Secondo il direttore del Mario Negri, si legge nel sottotitolo dell’articolo in cui è stata pubblicata l’intervista, se oggi si vivesse una situazione come tre anni fa “si ripeterebbe” esattamente tutto quello che è accaduto. “I morti sono sulla coscienza di chi ha distrutto la sanità pubblica” denunciò già a fine marzo 2020 in un’intervista a WordNews (https://www.wordnews.it/il-disatro-e-i-morti-sono-sulla-coscienza-di-chi-ha-distrutto-la-sanita-pubblica ) il direttore di Giustizia e presidente di Azione Civile Antonio Ingroia. Quanto dichiarato ad Avvenire da Remuzzi evidenzia che questi tre anni sono stati letteralmente sprecati, che la sanità pubblica era e resta distrutta. Una devastazione che schiaccia i diritti dei cittadini, soprattutto i più fragili ed indifesi”.

È recente notizia la conclusione delle indagini della Procura di Bergamo su quanto (non) accadde tra fine febbraio e marzo 2020. Decisiva per le conclusioni dei magistrati lombardi una relazione firmata da Andrea Crisanti. Protagonista della gestione della prima fase pandemica in Veneto e nel tempo divenuto sempre più critico nei confronti della gestione della stessa, sia in Veneto che da parte dei governi Conte 2 e Draghi. Si è “fallito nella gestione della pandemia e insieme a noi ci sono molti altri Paesi europei e anche gli Usa” le dichiarazioni di Andrea Crisanti (non certo lontano dal mainstream e che può essere etichettato come “novax” o “complotti sta”) a ilNews24.it riportate dall’Adn Kronos nel settembre 2021. “La strategia di gestione della pandemia è stata sbagliata fin dall’inizio” il giudizio lapidario del direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova “non è stata messa in campo nessuna azione che mirasse a bloccare la diffusione del virus. I lockdown sono stati sprecati. Dovevano servire per guadagnare tempo e nel frattempo trovare un modo per gestire la situazione, ma poi non è stato fatto nulla”. Le parole di Crisanti sottolinearono due aspetti fondamentali dell’emergenza sanitaria, sociale e sempre più politica (http://www.lagiustizia.info/dopo-un-anno-e-mezzo-di-emergenza-i-morti-continuano-ad-essere-responsabilita-di-alcune-precise-coscienze/ ). Legati a doppio filo e facce della stessa medaglia: come l’Italia è arrivata colpevolmente (im)preparata all’arrivo della pandemia e come nulla è stato sostanzialmente fatto per rafforzare il sistema sanitario pubblico, settori essenziali come la scuola e i trasporti, difendere e tutelare i più fragili e i più esposti della società.
L’8 agosto 2021 (http://www.lagiustizia.info/una-politica-irresponsabile-che-gioca-col-destino-dei-cittadini-e-scarica-su-di-loro-le-sue-colpe/ ) pubblicammo le critiche di Crisanti alla gestione del green-pass da parte del governo Draghi a cui si sono aggiunte, nelle settimane successive, nuovi duri attacchi alla paventata possibilità di “lockdown solo per non vaccinati” e le decisioni sull’estensione della “certificazione verde”. “È una follia dal punto di vista giuridico ed epidemiologico – il lockdown solo per non vaccinati – penso che siamo all’improvvisazione. Non ha nessun senso epidemiologico anche perché i vaccinati trasmettono” il virus, “e uno che non si può vaccinare perché sta male che fa? Rimane a casa perché non si può vaccinare? La Costituzione non la prevede questa cosa”. “Hanno giocato ipocritamente con il Green pass e si sono incartati. Come fanno ora a dire che il vaccino dura sei mesi e le persone non sono più protette quando il Green pass vale per dodici mesi? Questo è il problema politico –dichiarò Crisanti in un’intervista a Il Fatto Quotidiano – Dopo due anni lo stato di emergenza diventa uno stato ordinario e non va bene, questo dimostra che non ci hanno capito abbastanza”. Esattamente come ad agosto, quindi, secondo Crisanti, le scelte paventate o già decise sono sostanzialmente politiche e non sanitarie, dettate da una a dir poco discutibile gestione dell’emergenza sanitaria e della campagna vaccinale piuttosto che dalla scienza.
«I morti sono sulla coscienza di chi ha distrutto la sanità pubblica» il durissimo, circostanziato ed argomentato atto d’accusa del nostro direttore e presidente nazionale di Azione Civile Antonio Ingroia in comunicati(https://www.azionecivile.org/2020/04/20/la-colpa-delle-migliaia-di-morti-di-queste-settimane-ricade-su-politici-scellerati-altro-che-patetici-battibecchi-e-scaricabarile-reciproci-dovrebbero-solo-vergognarsi/ ) ed un’intervista (https://www.wordnews.it/il-disatro-e-i-morti-sono-sulla-coscienza-di-chi-ha-distrutto-la-sanita-pubblica ) nel marzo/aprile del 2020. In questi decenni si è privatizzato, in nome dell’ideologia liberista e della corruzione criminale, la sanità, si è svenduto tutto al mero profitto di pochi. I rappresentanti dello Stato e delle sue articolazioni li hanno devastati e l’arrivo della pandemia, così come un anno e mezzo la cui gestione è stata sintetizzata dalle riportate parole di Crisanti, ne rappresentano la plastica dimostrazione. Si discute ancora oggi di cosa può essere accaduto a Wuhan, su come è nato e dove questo nuovo coronavirus, ma qualsiasi interrogativo sul perché i piani pandemici nazionale e regionali erano antiquati e non sono stati neanche presi in considerazione. Così come tante dovrebbero essere le domande e le chiamate in causa sul dato di fatto che, con quel che è stato conseguente dalla Lombardia del mega polo di Bertolaso in giù, c’è stata una corsa affannata delle Regioni a costruire reparti e strutture solo dopo l’esplosione della pandemia. Il Parlamento ha stabilito di costituire una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria che, grazie alla manovra a tenaglia delle proposte partorite da un arco che va da Leu alla Lega, non potrà andare oltre il 31 gennaio 2020 (giorno in cui fu proclamato lo stato di emergenza) e non potrà indagare sulla gestione del governo Conte2 e delle regioni. Una commissione d’inchiesta che non potrà portare avanti nessuna inchiesta. Il capolavoro delle classi dirigenti italiche che si sono garantite a vicenda impunità e impossibilità di controlli e verifiche …
Su quei drammatici e sconcertanti mesi ha posto l’attenzione l’ex funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Francesco Zambon(http://www.lagiustizia.info/dopo-un-anno-e-mezzo-di-emergenza-i-morti-continuano-ad-essere-responsabilita-di-alcune-precise-coscienze/ ). Dimessosi nel marzo del 2020 dopo il ritiro del report OMS, poco prima della pubblicazione, su quanto stava accadendo in Italia e sul livello della “risposta” all’arrivo della pandemia. Una vicenda denunciata nel suo libro “Il pesce piccolo, una storia di virus e segreti” da noi riportato in un precedente articolo (http://www.lagiustizia.info/dopo-un-anno-e-mezzo-di-emergenza-i-morti-continuano-ad-essere-responsabilita-di-alcune-precise-coscienze/ ) sul primo anno e mezzo di gestione dell’emergenza sanitaria e sulla condotta delle classi dirigenti politiche italiche.