CRONACA A LONDRA DI UNA PANDEMIA

di Cristina Rocchetto

Sin dall’inizio, ciò che è sembrato aver preoccupato il Governo britannico è stato un discorso di ordine pratico: da tutte le parti si affermava che il problema del virus non era la sua  letalità  in sé, ma che questa era causata dal fatto che il sistema sanitario di ogni Paese, travolto dalla crescita esponenziale dei casi, dimostrava di rischiare dovunque il collasso. Quindi, per mostrare di essere efficienti ed avere in controllo la situazione, a me sembra che sin dall’inizio si siano utilizzate due strategie: mantenere basso sia il numero dei ricoveri in ospedale e che quello delle persone testate fuori e dentro gli ospedali. Chi riesce qui infatti ad arrivare al Pronto Soccorso in stato di affanno, riceve sì controlli (sulla saturazione= ossigenazione del sangue) e semmai terapie curative (di solito antibiotiche). Ma, se nell’immediato non è considerato in pericolo di vita, viene rimandato a casa: cosa ovvia, considerando l’emergenza rivolta a quanti invece sono a rischio in quel preciso momento. Il problema è che però qui rimandano a casa:
1) senza fare test e registrarti come positivo al coronavirus se lo sei;
2) senza mantenere record del malato e con il suddetto alcun contatto o offrire alcun monitoraggio, cosa che mette in gravissimo rischio chi vive solo e solo può trovarsi ad aggravarsi, ma che anche espone intere famiglie al trauma di vedere persone care svenire o avere crisi respiratorie più o meno gravi;
3) senza informarti su cosa monitorare tu stesso/a o chi per te per capire se l’affanno sofferto sta di fatto migliorando, si è stabilizzato o sta aggravandosi;
4) spesso consigliandoti di utilizzare un taxi per raggiungere o lasciare il Pronto Soccorso.
Sono una cittadina italiana residente a Londra, dove ho trascorso in due diversi periodi 10 anni della mia vita. Una vita dedicata al sostegno di famiglie e bambini in difficoltà, con i quali ho lavorato in Germania ed in Italia e per i quali ho anche scritto vari articoli e progetti.

Non voglio dilungarmi e scrivere un libro: ho scelto pertanto alcune date significative riportate alla fine del testo per dare al mio ragionamento  una linea logica e denunciare a modo mio la situazione che viviamo nel Regno Unito. Il mio modo non è parlare di casi singoli di Italiani morti in casa, poiché purtroppo questo è quello che succede nelle emergenze e qui non si tratta di discriminazione degli stranieri nelle corsie degli ospedali: si tratta di capire quanto gli ospedali in luoghi come Londra erano pieni, se lo sono ancora o perché esattamente non lo sono più.
Sul tema del Coronavirus vissuto dal punto di vista di chi vive nel Regno Unito ho già scritto un articolo pubblicato in un portale didattico per cui ho appunto collaborato in passato molto più intensamente di ora: l’articolo è del 24 Marzo scorso (https://www.atuttascuola.it/il-coraggio-di-affrontare-a-testa-alta-le-conseguenze-delle-scelte-altrui/?fbclid=IwAR1h3cehcuskwbTFcl70B3qUyWNygwyFXHfNXOHcyEt-w2X0dpCkUuPMHf4

Questo spera di rivolgersi ad un pubblico maggiore ed essere un serio spunto di riflessione sulla situazione nel Paese in cui risiedo.

Dico tutto questo in quanto fondatrice ed amministratrice, assieme a due disponibilissimi collaboratori ed una terza che si è aggiunta con il tempo, di un gruppo di supporto Facebook fondato il giorno 18 Marzo per fornire supporto e questo tipo di informazioni semplici e basilari passate da medici in prima linea in Italia a quanti miei connazionali si trovano in questo Paese con la sensazione di sentirsi soli a risolversi a casa, in autoisolamento, il dubbio di essere stati contagiati, di dover affrontare al buio la fase iniziale e piena di ansia della comparsa di sintomi simili a quelli associati al virus e di doversi ritenere positivi oltre i tempi (1 settimana) suggeriti in questo Paese, rimanendo a casa, evitando contatti e perdendo, in molti casi, dei soldi che non tutti i cittadini EU con la Brexit riescono a non perdere interamente… Il gruppo, per la cronaca, è:  “Italiani con sintomi da Coronavirus in UK”,  https://www.facebook.com/groups/2686713951653987/ .
Inizialmente, qui si è lasciato che il virus si diffondesse indisturbato tra la popolazione. Si facevano anche dei test, perché, inizialmente, la teoria motivante era il discorso dell’immunità di gregge nominato da qualche esperto scientifico britannico (pare che Johnson non l’abbia mai personalmente nominata e chi lo difende si attacca a questo dettaglio per ritenerlo estraneo alla dibattuta questione; il Governo in generale ripete continuamente a questo concetto: “noi abbiamo seguito e seguiamo diligentemente il consiglio dei nostri esperti scientifici”): quindi suppongo inizialmente si voleva monitorare quanto del gregge fosse finalmente contagiato… Poi evidentemente nella prima metà  di marzo le morti, iniziate ai primi del mese, devono essere cresciute al punto da allarmare . Ed i test sono magicamente finiti: causa reagenti, si dice , ma è lecito chiedersi allora come pensavano prima di averne a sufficienza, se l’idea era l’immunità e lo strumento doveva essere il monitorarla. Mah.
Intanto, il virus contagiava indiscrimitamente tante persone, inclusi medici della mutua, ospedali ed operatori sanitari. Ancora fino al 13 Marzo l’ipotesi scientifica dell’immunità  è tirata in ballo (vedere sotto i link che riporto) per giustificare l’atteggiamento di questo Paese; ma dal 16 Marzo cominciano a vedersi cambiamenti di rotta: prima vengono chiusi i pubs, i ristoranti ed i luoghi di intrattenimento a Londra; poi le scuole e via via a salire, fino all’annuncio del lockdown il 23 Marzo. Il 27 Marzo, entrambi Johnson ed Hancock annunciavano di aver accusato lievi sintomi dell’infezione e di essere risultati  positivi  al test.

Ora siamo alla fine di Aprile. I bollettini hanno sempre voluto dimostrare la capacità del  lungimirante Governo nel prendere “le giuste misure al momento giusto, guidati/consigliati dalla scienza/dagli esperti”:  MAI è stato mostrato che la NHS soffriva in qualche modo della pressione dei troppi malati gravi. Su YouTube alcuni servizi o interviste fatte a ospedalieri raccontano una storia diversa già da settimane. Ed anche nei bollettini, se fino a qualche giorno fa si diceva che si andava verso il picco, poi che lo si stava attraversando, ora si dice che lo si è passato ai primi di Aprile e che bisogna soprattutto rispettare le norme indicate dagli esperti per evitare un secondo picco: distanza sociale, stare a casa se non strettamente necessario, isolarsi per 7 giorni in presenza di sintomi “lievi” eccetera… la mascherina è sconsigliata perché il suo uso allargato a tutta la popolazione renderebbe scarso il numero di mascherine da dare a chi è in prima linea. In generale, infatti, le prime linee hanno, se le hanno, mascherine chirurgiche: il problema dell’equipaggiamento adatto è un dibattito aperto e sanguinante anche qui.

Da un paio di settimane, nei bollettini ci si vanta che gli ospedali hanno addirittura posti liberi e che la mortalità  non ha superato la vetta dei 1000 morti in 24 ore raggiunta una sola volta… ma, contemporaneamente, negli stessi giorni dalle case di riposo si è levato il grido di lamentele per essersi trovate senza protezioni e tempo di organizzarsi alle prese con anziani malati ritornati o lasciati nelle loro strutture. Sorge il lecito dubbio, che viene imparando dalle denunce fatte in altri Paesi tra cui anche il nostro, che gli anziani siano stati lasciati ad un certo punto morire fuori dagli ospedali, oppure dimessi in quanto non più a rischio o “clinicamente guariti”, ma ancora positivi e capaci di contagiare le case di riposo che se li sono trovati a riprendere.  Non si sa chi venga ricoverato, in quali condizioni, e chi esca guarito dagli ospedali  questo significa che chi entra in ospedale sono i tanto gravi che rischiano davvero di morire e che la mortalità  sia tenuta su numeri controllati solo per via di un numero di ricoveri preordinato? Non si comprende.

Ovviamente, si comprende invece bene che persone non più necessitanti di cure in ospedale non possano occupare posti preziosi in una situazione di emergenza, data la lunga degenza che la sintomatologia e la positività implicano ma non essersi organizzati neppure qui, nonostante il vantaggio temporale che questo Paese ha avuto, per trovare luoghi sicuri in cui trascorrere il periodo di quarantena è un fatto degno di essere noto.
Pare sia accaduto anche alla Svezia, si dirà. Già sembra proprio che, in un mondo che non contempla più la Storia come materia altamente formativa delle giovani leve, gli anziani siano trattati come un peso di non grande valore un po’ dovunque.
Qui sotto, il link di alcuni servizi che raccontano le settimane precedenti all’annuncio del lockdown fino al medesimo.

Per il dopo quella fatidica data: dall’oggi al domani si è cominciato a chiedere alla popolazione di non uscire (se non per determinate eccezioni) come unico modo per rispettare lo sforzo e la messa a rischio del servizio sanitario nazionale, di non usare i mezzi pubblici (se non per determinate eccezioni), di isolarsi se ci si ritiene contagiati – ma, come detto sopra, non si informa la popolazione sui tempi della contagiosità, non si fanno test e non si fa ancora quel lavoro di tracciamento fatto con successo in alcune Regioni italiane ed in Germania, annunciato e spiegato da Cuomo a New York, per esempio, e si permette a infermieri, medici, poliziotti, in generale a tutti i lavoratori essenziali di tornare al lavoro dopo pochi giorni dalla comparsa dei sintomi con l’unica riserva di assicurarsi che tali sintomi siano ormai scomparsi … Luoghi come gli ospedali, cuore pulsante di una comunità, sono potenzialmente focolai di infezione, il personale si lamenta della mancanza di test e protezioni, i morti tra medici, infermieri, portantini eccetera aumentano, la gente ha ovviamente paura ad andarci per fare controlli per altre patologie a me risulta che certe cure urgenti come la chemio siano state sospese, almeno in alcuni ospedali . Ed il fatto che altri insistano che questa notizia non sia vera dimostra il regime di ambiguità in cui viviamo, dove tutto sembra il contrario di tutto e nessuno in alto se ne prende la ferma responsabilità. Io non parlo a vanvera: anche uno dei gruppi Facebook a cui mi sono iscritta ha pianto questa settimana la prematura scomparsa della giovane Eva, appunto italiana residente a Londra, malata di cancro e qui seguita da un paio di anni, che aveva avvertito il gruppo già a Marzo di aver ricevuto una lettera in cui le dicevano che, a causa del Coronavirus e della pericolosità dell’ambiente ospedaliero, la chemio le era sospesa tempo un mese o poco più e la trentenne è morta dopo aver trascorso le sue ultime settimane in una lucida ed ammiratissima consapevolezza del suo inevitabile destino. Nei bollettini, però, si esortano tutti a non temere ed a non sottovalutare il proprio stato di salute, perché gli ospedali non sono né luoghi ad alto rischio né luoghi esclusivamente concentrati e dedicati all’emergenza covid-19.

Oggi, 26 Aprile 2020, finalmente un importante rappresentante delle Autorità ha fatto una dichiarazione interessante di cui riporto il link: ha detto che le misure applicate in questo Paese sono poco chiare (ovvero contraddittorie) per lasciare la possibilità di trovare capri espiatori da colpevolizzare (la gente che esce e si incontra nei parchi, visto che la passeggiata quotidiana per esercizio fisico è consentita) un domani per non prendersi la responsabilità di numeri che non scendono (https://www.mylondon.news/news/zone-1-news/london-coronavirus-met-police-federation-18152132?fbclid=IwAR18abY-ifS73t9wFRpEMMlNprKvI_syk67mpgCFMO6dD2gce5lBklNI4lE).

Non che l’intuizione colga tutti di sorpresa, per carità, ma sono queste le voci che svegliano i dormienti. Ci si augura.
Sui numeri, esiste anche lì un sali e scendi delle colonnne giornaliere che non segue logica o curvature. Anche qui, ricordiamo che i numeri riguardano solo le morti di ricoverati risultati positivi al test.

Il grafico dei ricoveri in ospedali, mostra quanto Londra, come si è visto durante tutto questo mese, segni la sua distanza con altre aree britanniche. Considerando che, tra esse, l’Inghilterra ha sempre ufficialmente riguardato almeno il 75% se non di più delle morti di tutto il Paese, e considerando il distacco di Londra rispetto a tutte le altre città inglesi (anche se i numeri di Londra non sono mai stati dati e si desumono solo dal grafico dei ricoverati in ospedale), ci si chiede perché la capitale britannica non sia mai stata dichiarata zona rossa, pur non distinguendosi moltissimo in gravità di risultati né da New York né dalla Lombardia.

Quindi nei bollettini ufficiali del Regno Unito ci si vanta dei posti liberi all’interno degli ospedali; io questa notizia la ascolto ogni giorno con un brivido. Volevo dirlo per farvelo sapere

 

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3 Febbraio 2020 — dichiarazione molto interessante del Primo Ministro britannico
https://www.facebook.com/365076723656400/posts/1780730458757679/

14 Febbraio 2020— un servizio della BBC che si chiede cosa stia facendo il Regno Unito di fronte ad una ormai dichiarata pandemia:
https://www.youtube.com/watch?v=ZBOwFBu05c8

12 Marzo 2020— il Primo Ministro britannico cambia tono ed avverte la popolazione di prepararsi a perdere i propri cari prima del tempo (la traduzione di questa dichiarazione è stata un po’ forzata dalla stampa estera):
https://www.bbc.co.uk/news/av/uk-51862282/coronavirus-pm-says-more-to-lose-loved-ones-before-their-time?fbclid=IwAR0McDFmfoiab97EfAPM3UktbXxdUXIqWOKnTZorwZeEKeB-2Wi8amYDk8o

13 Marzo 2020— ancora il Regno Unito non prende alcuna misura di contenimento dell’epidemia. L’Italia e la Spagna sono in ginocchio, gli Stati Uniti hanno cambiato rotta. Interessante confronto tra il punto di vista di uno scienziato britannico e di un esperto americano:
https://www.youtube.com/watch?v=C98FmoZVbjs

16 Marzo 2020— Il Primo Ministro britannico dice a quanti sentono di avere sintomi lievi di stare a casa per 14 giorni (non più 7; poi però i giorni indicati per l’autoisolamento torneranno ad essere 7 per chi vive da solo, 14 per tutto un nucleo abitativo di più persone) se si hanno sintomi come tosse e febbre. Le persone più vulnerabili (anziani ed immunodepressi o simili) devono stare isolati per 12 settimane. A Londra vengono chiusi ristoranti, pubs eccetera. Nei giorni seguenti saranno chiuse le scuole (ma non per i figli dei lavoratori essenziali, che continuano ad andarci regolarmente ancora oggi):
https://www.youtube.com/watch?v=Eauc67Ba-8k

23 Marzo 2020— Si annuncia il lockdown:
https://www.youtube.com/watch?v=AXj_itbwKro

Ulteriori menzogne di Boris Johnson potete ammirarle in questo recentissimo video di SkyTv: https://www.youtube.com/watch?v=JYsLHLVJ6RM&feature=share