Che ne sarà della Giustizia, tra elementi positivi e molte incognite

di Francesco Bertelli

Sono settimane di intenso lavoro nei palazzi che contano. Movimento 5 Stelle e Lega si sono seduti al tavolo e, tra un tira e molla e un rinvio a data da destinarsi,  hanno partorito un contratto di 29 punti che di giorno in giorno viene integrato da altri punti. Proviamo ad addentrarci nelle proposte che ruotano intorno ad un tema di primaria importanza: la Giustizia.

Il tema è come sempre uno dei più delicati a livello politico. In questo caso lo è forse ancora di più, perché l’esecutivo potrebbe nascere tra due realtà molto distanti tra loro in materia, per ideali e principio politici.

Ma andiamo nel dettaglio. Alcuni punti vanno nella giusta direzione: l’idea è quella di implementare anche altri due strumenti, tipicamente riconducibili alla giustizia statunitense. Il primo è quello della class action, il secondo invece è quello dell’utilizzo di “agenti provocatori” sotto copertura. Una svolta ispirata dal magistrato Piercamillo Davigo, storico sostenitore di questa figura per andare a smascherare i presunti corrotti. In questo senso si pensa anche di aumentare tutte le pene per i reati contro la pubblica amministrazione vietando il ricorso a sconti e riti alternativi, istituendo anche il Daspo a vita per corrotti e corruttori.

Altro punto è il tema della prescrizione: bloccarla nel momento in cui c’è una richiesta di rinvio a giudizio. Sarebbe un fatto semplice e logico, ma essendo in Italia diventerebbe una rivoluzione copernicana Ovviamente i “se”, sono d’obbligo. A questo ci arriveremo.

Più dubbiosa è l’estensione della legittima difesa domiciliare, cavallo di battaglia della Lega. Previsto poi l’inasprimento delle pene per violenza sessuale, furto in abitazione, furto aggravato, furto con strappo, rapina e truffa. Ci sarà poi la modifica delle norme di accesso al fondo delle vittime dei reati intenzionali violenti. L’accordo prevede anche lo snellimento dei processi in ambito civile e la riforma del processo tributario con l’istituzione di giudici di ruolo.

Sfumato è il tema della lotta alla mafia e regime del 41-bis. Si parla di maggior rafforzamento del carcere duro per i mafiosi e sarebbe interessante vedere il bilanciamento tra questo istituto e il sistema di pene alternative per i detenuti.

Sulla confisca dei beni ai mafiosi si dice poco o nulla. Il problema è che la mafia dei colletti bianchi vive e prospera in mezzo a noi. Per questo forse bisognerà attendere ulteriori integrazioni al contratto una volta fatto il governo, sempre se il governo verrà formato e sempre se di integrazioni sul tema della lotta alla mafia verranno fatte.

Arriviamo ai “se”. Oltre ai due contraenti vi è un terzo soggetto occulto: si chiama Silvio Berlusconi. Condannato per evasione fiscale, attualmente sotto indagine insieme a Marcello Dell’Utri (quest’ultimo in carcere per scontare un pena a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa e da poco condannato in primo a grado a dodici anni per violenza a corpo politico dello stato nel processo sulla Trattativa stato-mafia) come mandante esterno delle stragi del 1993.

Come far conciliare il tema sull’inasprimento delle pene per i corrotti oppure la riforma della prescrizione con un soggetto simile che attende nell’ombra? E che dire del conflitto di interessi? Molto difficile vedere approvata la riforma sulla prescrizione o quella sull’inasprimento delle pene ai corrotti. Sarebbe come se davanti ad un toro Di Maio e Salvini iniziassero a sventolare un fazzoletto rosso.

Ed ancora ci sarebbe un altro tema sulla questione giustizia che nel “contratto” 5 Stelle-Lega non è stato affrontato. Le intercettazioni. Si parla solo di un loro rafforzamento . E’ proprio su di esse che a breve, salvo ritocchi, potrà cadere la mannaia. La Riforma Orlando, che riguarda in larga parte l’uso delle intercettazioni, entrerà in vigore a luglio (fra due mesi): mai più brogliacci, delega totale alla polizia giudiziaria, snaturamento della figura del pm. In più c’è il combinato disposto con l’ultimo decreto del Governo Renzi sul rispetto gerarchico che ogni ufficiale di polizia giudiziaria deve rispettare prima di avviare una nuova indagine. In sostanza: diventerebbe molto difficile in futuro far partire un’indagine sui potenti.

Varrebbe davvero la pena che i due contraenti in causa mettessero mano anche a questo tassello tremendamente importante. Perciò una sintesi delle posizioni molto differenti dei due contraenti su tutto ciò è molto complicata. Sulla Giustizia, più che un contratto di governo sembra venirne fuori un pasticcio di governo. Staremo a vedere.