Caso Puigdemont, a livello giuridico come stanno le cose?

di Francesco Bertelli

Domenica 25 marzo l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont è stato arrestato dalla polizia tedesca ad Amburgo subito dopo aver varcato in auto il confine proveniente dalla Danimarca. Solo a ottobre scorso Puigdemont veniva acclamato dalla folla indipendentista dopo il referendum per l’indipendenza catalana. Fuggito in Belgio il 30 ottobre scorso, è stato bloccato a Schuby e portato in un commissariato da dove è stato trasferito nel carcere di Neumuenster. Il 23 marzo era stato incriminato dalla Corte suprema spagnola per sedizione, ribellione e malversazione per l’organizzazione del referendum sull’indipendenza della Catalogna e rinviato a giudizio insieme ad altri 12 esponenti indipendentisti catalani. Dopo alcuni giorni dall’arresto, il procuratore dello stato tedesco dello Schleswig-Holstein aveva chiesto al tribunale superiore del land che l’ex governatore Puigdemont tornasse in Spagna. Richiesta respinta, avendo l’Alta Corte ritenuto l’estradizione dalla Germania alla Spagna ammissibile solo per corruzione e non per ribellione, reato per il quale non potrà quindi essere processato dalla giustizia spagnola. In attesa del verdetto definitivo, a Puigdemont è stata concessa la libertà condizionata dietro pagamento di una cauzione di 75 mila euro.
Una vittoria per l’ex governatore e una sconfitta per Madrid in una vicenda estremamente complessa e per certi versi inedita. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, in Europa occidentale sono state limitate le libertà di alcune persone senza che queste abbiano compiuto alcuna azione violenta. Semplicemente si sono limitate a svolgere la loro attività politica considerata altrove perfettamente legale. Analizziamo la cosa dal punto di vista del Diritto. Prendiamo per ipotesi che l’indizione del referendum per l’indipendenza della Catalogna, l’accoglimento dei risultati e la proclamazione dell’Indipendenza siano atti illegittimi (sia sul piano legislativo che amministrativo). In un normale Stato di diritto l’illegittimità di un atto non determina in modo automatico una responsabilità penale a carico di quei soggetti (persone fisiche) che hanno adottato quell’atto e che fanno parte degli organi di un ente di tipo pubblico. C’è poi un piccolo dettaglio: le Autorità d Madrid ritengono che questi atti (indizione referendum, raccolta voti e proclamazione dell’indipendenza) non siano annullabili ma nulli, in quanto sconfinano da tutte quelle competenze previste dal Diritto Pubblico.
Ed eccola la prima grande contraddizione all’interno dello Stato spagnolo: da che mondo e mondo si sa che un atto quando è illegittimo, continua a produrre i suoi effetti giuridici finché non viene abolito. Ma quando un atto è nullo, non produce alcun effetto. Se la realtà giuridica viene modificata da un atto illegittimo la sua abrogazione interviene a porre rimedio; ma di fronte ad un atto nullo non c’è nessuna modificazione della situazione giuridica e quindi della realtà. Di conseguenza se l’indizione del referendum indipendentista della Catalogna è un atto nullo, non vi è nessuna responsabilità penale per i soggetti che lo hanno indetto. Se invece , come sembra, viene ammessa la responsabilità penale sia dell’ex governatore Puigdemont, sia degli altri ex membri del suo governo, significa che l’indipendenza della Catalogna ha un suo riconoscimento giuridico, in quanto verrebbe riconosciuta dagli organi giudiziari spagnoli. Prendiamo ora un’altra ipotesi, sottolineata anche da Mario Castellano per il Quotidiano d’informazione ForodiRoma, visto il punto cui la vicenda è giunta: la scarcerazione di Puigdemont. In tale caso, diventando cittadino libero dal carcere, la Spagna ammetterebbe implicitamente che Puigdemont è un Capo di Stato: ciò non significa riconoscere la Catalogna come soggetto di Diritto Internazionale (anche perchè ancora non esistente), ma si ammetterebbe che la Generalitat di Puigdemont sia un soggetto membro della Confederazione e quindi uno Stato.
E l’Unione Europea in tutto questo che cosa fa? Siamo sicuri che valga ancora la pena assumere l’atteggiamento attendista dello “stare a guardare”? E’ tutto normale che un governo spagnolo (Rajoy) continui a non relazionarsi con il fronte indipendentista senza assumersi la responsabilità di un atto così grave per la democrazia di uno Stato democratico, ossia l’imperterrita opposizione nei confronti di un atto politicamente legittimo, fatto applicare da soggetti politici nel legittimo svolgimento delle loro attività politiche? Siamo sicuri che tutto questo, non possa fungere da precedente verso altri pronunciamenti indipendentisti che stanno affermandosi un po’ in tutta Europa? Ma soprattutto: siamo sicuri che la tecnica del non dialogo, faccia bene alla democrazia?