ALFABETO SPORTIVO DI UNA PANDEMIA [Da A ad H] – Parte1

di Gigi Amati

Alzi la mano chi in clausura non ha detto almeno una volta “divano, letto, tavola: ci fosse stato pure il campionato di calcio sarebbe stato perfetto”, sognando interminabili giornate televisive senza doversi neanche giustificare per le mancate attività abituali. Invece il calcio, come tutti gli altri sport, tranne rarissime eccezioni, è fermo e chissà quando lo ritroveremo. Una carrellata alfabetica sul panorama attuale è però ancora possibile.

A come ammutinamento. Senza scomodare il famoso Bounty, siamo di fronte al Big Bang della stagione del Napoli. Quella famosa notte post Champions nella quale i calciatori azzurri si rifiutarono di proseguire il ritiro punitivo, è stata lo spartiacque fra una stagione nella quale erano stati già falliti quasi tutti gli obiettivi ed era andato in scena il fallimento del celebratissimo Ancelotti e un’altra che si stava riavviando incerta, pur lasciando intravedere spiragli di luce con Gattuso. Fu una notte di domande e mancate risposte, di polemiche e schiaffi, di liti e toni alti. Eppure alla base ci fu forse un equivoco: a molti azzurri la società, riavvolgendo il nastro delle prestazioni fornite fino ad allora, aveva solo detto, comprensibilmente: «Ritiratevi».

B come Bielorussia o Burundi. Insieme a Nicaragua e Tagikistan sono le uniche nazioni in cui si continua a giocare e i campionati proseguono regolarmente. La Federazione del Burundi ha fatto sapere che naturalmente vengono «osservate le giuste norme igieniche e le distanze». Invece il presidente-dittatore della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, ha dato una spiegazione decisamente naif alla decisione di non fermare il calcio e le altre attività: «Ci vogliono vodka, sauna e molto lavoro per sconfiggere il virus». Per quanto riguarda la vodka, lui sembra a buon punto nella lotta al Covid-19.

C come campionati terminati. Il primo in Italia è stato quello del rugby, che si è arreso definitivamente al Coronavirus per la stagione in corso. La Federazione ha infatti stabilito la sospensione definitiva della stagione 2019-2020 decidendo anche la mancata assegnazione dello scudetto e lo stop di promozioni e retrocessioni. A breve, chissà, potrebbe accadere anche per altri sport e forse l’esempio del rugby è virtuoso. Nel calcio se ne parla, ma ci sono numerosi ostacoli, uno soprattutto: la Juve vuole che la quota di rigori residui che le spettavano quest’anno venga nel caso accreditata per la prossima stagione.

D come De Laurentiis. Il presidente del Napoli è un osso duro anche per il virus, non solo quando c’è da definire i contratti dei nuovi acquisti (spesso saltati per le rigidità eccessive sui diritti d’immagine; ve l’immaginate Ronaldo o Messi che vengono a Napoli ma cedendo metà dei soldi che incassano dagli sponsor alla società azzurra?). Ritenendosi uno dei pochi competenti di calcio, De Laurentiis, insieme al collega Lotito, si sta battendo perché la serie A riparta al più presto. Il calcolo dei due si basa su un assunto che dal loro punto di vista non fa una piega: siccome quando si riprenderà il campionato le vinceranno tutte fino alla fine, dicono, conquistando l’uno la qualificazione Champions e l’altro lo scudetto, dunque la stagione non può essere archiviata senza verdetti. Siccome però tutti i presidenti – e gli allenatori, i calciatori, i tifosi – di tutte le squadre ritengono ugualmente che vinceranno tutte le partite dalla ripresa alla fine, sarà comunque difficile emettere dei verdetti. Se De Laurentiis (e Lotito) ricordasse che di questi tempi è prudente indossare la mascherina, molte sue parole verrebbero almeno filtrate dalla stoffa.

E come e-sport. Dall’inglese electronic sports, piattaforme di gioco virtuali con sfide tra un giocatore e un software o tra semplici giocatori: singoli o schierati in squadre. Al di là dei tecnicismi, si sono trasformate oramai nell’ultima frontiera dello sport e si organizzano campionati di varie discipline. Per il calcio, ad esempio, pare stia spopolando una sorta di serie A virtuale, nella quale finalmente la Lazio vince lo scudetto e il Brescia miracolosamente si salva. Mentre nel tennis il torneo di Madrid sarà virtuale, con le star che giocheranno da casa comodamente sedute in poltrona e il joystick in mano. Si tratta dunque di un mondo finto nel quale tutti ci sentiamo in grado di competere. E così, leggendo che il ciclismo starebbe pensando all’ipotesi di unificare le tradizionali grandi corse a tappe – Tour, Giro, Vuelta – in un’unica grande competizione attraverso le tre nazioni interessate, vi lascio e vado in garage a gonfiare le gomme della mia vecchia bici Graziella.

F come fitness. Soprattutto il fitness domestico a proposito del quale siamo letteralmente inondati di video di sportivi che palleggiano con qualsiasi oggetto, giocano a tennis sul terrazzo usando un paio di vasi e un passeggino per simulare la rete, fanno canestro da distanze impensabili, saltano, corrono, fanno pesi tenendo le compagne sulle spalle e corsa sul tapis roulant, fanno flessioni con una mano e magari senza mano, sudano, ballano, si dimenano. A parte che hanno tutti case bellissime, attrezzature costose e compagne fotomodelle, che naturalmente si presentano super truccate, super scollate, super inguainate in pantaloni di tuta o da ginnastica aderentissimi che lasciano poco all’immaginazione e sono causa di liti coniugali ferocissime; a parte questo, ci sono soprattutto un paio di effetti controproducenti. Il primo è che anche a tutti noi, sportivi seduti e campioni di immersione sul divano, viene spesso chiesto di fare fitness domestico, ed è una tragedia; sì perché, ed è il secondo effetto, tutto quel dimenarsi e fare sport in casa fa venire il fiatone solo a guardare, soprattutto a chi effettua solo un paio di sforzi obbligati al giorno: passare dalla poltrona alla tavola e dalla tavola al letto. Solo per dormire, ovviamente.

G come Gattuso. Il tecnico del Napoli è tra quelli che più stanno soffrendo la clausura forzata, la sua proverbiale grinta e la sua determinazione pare stiano diventando insopportabili per i calciatori azzurri anche via whatsapp e molti di loro di tanto in tanto fingono disturbi di linea per non ascoltarlo. L’ultima che si è inventato l’ex milanista, secondo bene informati, riguarderebbe Llorente, talmente fuori progetto che quando si gioca al San Paolo, deve pagare il biglietto per assistere alla partita. Ebbene, Gattuso ha già pensato che quando l’obbligo di clausura terminerà e riprenderanno gli allenamenti, a Llorente non dirà nulla né lui, né il suo staff.

H come Higuain. Dell’argentino spesso al centro di polemiche, ci piace invece sottolineare qui un’altra storia, una storia di mercato venuta fuori prima dello stop e in qualche modo dai connotati romantici. Secondo voci, l’argentino era finito nel mirino dell’Atletico Bilbao anche perché i suoi nonni sono di origine basca. La storia, relativa a una squadra che privilegia atleti baschi rappresentando una delle belle favole del mondo del calcio, era stata però quasi subito smentita dal diesse dell’Atletico, Rafa Alkorta: «Per poter firmare con noi – aveva detto – Higuain dovrebbe essere nato o formato qui. Se non risponde a queste regole, non vale. Avere il nonno basco non basta». E, a quanto appreso, non serve neanche avere semplicemente un nonno con il basco.

…CONTINUA…