QUELL’EREDITA’ ROMANA SU CUI ANCORA OGGI SI POGGIA UN’EUROPA TRABALLANTE

 

Ormai incosapevolmente e per una memoria storica quasi inesistente si fatica a comprendere che quei principi rivoluzionari instaurati nella Roma antica sono poi quelli su cui si fonda un’ Unione Europea sempre più allo sbando.

di Francesco Bertelli

In principio furono i Greci. Con essi si affermò il primissimo concetto d’Europa come termine di contrasto con l’Asia. Poi tale eredità si mentenne e si radicò anche nella mentalità romana.

In definitiva vi era uno schema di “gioco” in cui venne a svilupparsi il pensiero dell’uomo moderno: fra gli uomini liberi e la democrazia da una parte, e coloro che erano asserviti e non conoscevano la libertà, non sapevano morire per essa e non praticavano le virtù collegate ad essa, dall’altra.

La storia ci dice che la svolta iniziò con Cicerone, attraverso la cui opera “Orazione per Cecilia” si cominciò a difendere i principi come libertà e democrazia.

Libertas e civitas erano due concetti che esistevano e producevano i loro effetti soltanto stando unite. Ma non solo: è l’idea di Stato che va a formarsi: res publica res populi (<<lo stato appartiene al popolo>>). Ma anche la definizione di popoli che ci illumina e che può essere considerato il primo vagito di un principio fondativo della moderna Eiropa, almeno sulla carta. << Il popolo non è ogni accozzaglia di uomini convenuti per caso>> ci dice Cicerone, <<ma un insieme ben organizzato di persone unite dalla condizione dei principi e del bene comune>>.

A partire dal III secolo a.c. E fino all’età dell’imperatore Adriano (117-138 d.c.) l’avvento dell’impero romano si materializzò in tutta la sua forza, non solo nel senso materialistico delle conquiste militari, ma , soprattutto, culturale.

Roma ed il suo impero diventerà un’unità sovranazionale che raggrupperà l’Asia e l’Africa. In questo modo le categorie dei residenti alla nuova realtà politica e territoriale rappresentata da Roma saranno quelle di Oriente e di Occidente, senza alcune contrapposizioni né pregiudizi ideologici.

In base alla teoria storiografica della successione degli imperi, Roma era succeduta ai grandi imperi precedenti degli Assiri, Medi, Persiani e Macedoni. Il suo dominio su quasi tutte le terre del mondo conosciuto non andrà a fare distinzioni tra un territorio e l’altro. Ed è qui che cultura ed il pensiero giuridico che oggi definiamo “europei” vengono elaborati: fin dal V secolo a.c. Roma lì modella e li perfeziona.

E’ evidente che la formazione dell’Europa sarebbe stata probabilmente impossibile senza l’esperienza giuridica, culturale e civile di Roma antica. Non vanno infatti dimenticate le leggi scritte, le leggi delle 12 tavole. Con esse si instaura il livello di coscienza e di rispetto del diritto dei singoli e dei popoli di cui Roma fu maestra inrraggiungibile ancora oggi.

Prendiamo l’esempio delle leggi delle 12 tavole: esse permisero a tutti i cittadini romani di conoscere le norme di procedura e garantirono l’uguaglianza di tutti i cittadini romani di fronte alla legge, primissimo fondamento della democrazia in senso esteso.

Poi vi furono le campagne militari che andarono ad unirsi all’evoluzione del pensiero giuridico romano. Le conquiste prima di Cesare e poi dei suoi successori, rappresentarono l’elemento unificante dei popoli europei insieme con la lingua latina (il primo esempio moderno di lingua internazionale, parlata e scritta in tutto l’impero).

Lo stato romano aveva la capacità di aggregare popoli e nazioni con i quali veniva in contatto e assunse i connotati di uno stato multiculturale.

Forse la più grande conquista culturale di Roma antica, fu la sua capacità, unica nel mondo antico, di integrare i vinti e i peregrini (popolazioni con uno stato giuridico non riconosciuto da Roma : in poche parole tutti gli stranieri). Un tipo di unità che non si arrestava davanti ai confini continentali. Lo strumento privilegiato dell’integrazione romana fu l’esercito ed il servizio mililitare. I provinciali, spesso di stato giuridico inferiore, potevano aspirare alla cittadinanza romana dopo aver servito onorevolmente Roma per decenni contribuendo lealmente a conservarne la sua grandezza.

Poi il fattore scatenante che dette vita all’Europa moderna fu senza dubbio il Cristianesimo che ivenne religio licita e potè essere praticato liberamente in tutto l’Impero. Fu così che il pensiero giudaico-cristiano divenne il fondamento parallelo al diritto romanzo che diede forma alla nuova civiltà europea.

Forse senza soppesare il passato glorioso di Roma tutto ciò può farci sorridere. Ma se ci riflettiamo e vediamo l’andamento della nostra attuale Unione Europea, attualmente alle prese con un’emergenza epocale come il Covid-19, notiano delle differenze abissali.

L’Italia, pur essendo la terza economia europa, è lasciata sola. Nonostante abbia pagato un pesante tributo in questi anni all’Europa: basti pensare che tra il 2000 ed il 2015 l’attività manifatturiera italiana è calata del 21%. Davanti ad un’emergenza che coinvolge l’intera Europa (che come un segno del destino simpatico racchiude geograficamente quasi tutto il territorio dell’impero romano), si continua a giocare sul tempo, ci si rimpalla minacce, si sercano espedienti inutili. Sembra che l’unico modo per uscire da qquesta situazione siano o il famigerato MES o i Coronabond. Entrambi rischiano di trasformarsi un colossali debiti da risarcire come tante piccole corde bene legate al collo di ciascun paese, con l’Italia vittima più debole delle altre.

I principi di solidarietà, di integrazione e di unità (quell’unità monolitica e straordinaria che fa quasi rimpiangere l’epoca romana) sono non pervenuti.

L’Italia ha visto lesinare gli aiuti da Francia e Germania. Questi hanno preferito tenersi per se i dispositivi medici ed i farmaci. Il paradosso che tutti vediamo è che l’italia (culla e cuore della civiltà moderna) ha visto arrivare aerei carichi di mascherini dalla Cina, dalla Russia e dai medici cubani. E dall’Europa? Nisba.

Poi abbiamo visto la gaffe della Lagarde: ma poi fu solo una gaffe o forse, senza tanti fronzoli, è stata la nuda e cruda filosofia politica di certe ur-lodges sovranazionali che guidano l’Europa finanziaria e decidiono le nostre sorti?

Infine è molto triste l’isolamento più totale verso cui l’Italia sta inesorabilmente sprofondando anche per una forte saldatura dell’asse dei paesi nordici (con la Germania sempre in testa), con il solo appiglio di una parvenza di resistenza di alcuni paesi dell’europa latina come la Spagna e pochi altri.

Il destino dell’Europa si decide in questi giorni. O quei principi basilari che hanno reso attuale e moderna l’anticihità tornano ad essere le linee guida dell’Europa dei popoli (quella voluta da Altiero Spinelli prima e da Aldo Moro dopo) oppure l’esistenza di questo accrocchio chiamato Unione Europea, in cui solo la finanza detta legge, risulterà essere sempre più inutile.