1993-94, un biennio da riscrivere. E intanto “faccia da mostro” muore per infarto

La situazione è molto più complessa di quello che si era sostenuto fino a poco tempo fa. Siamo agli inizi degli anni 90. Lo Stato italiano è allo sbando; stessa condizione per il mondo politico falcidiato dalle indagini di Mani Pulite. Questa è una storia che si riallaccia ad incastro come in un puzzle alla storia delle stragi del 1992 e alle varie fasi della trattativa fra Stato e mafia. Nel 1993 Falcone e Borsellino sono già stati uccisi. Occorre alzare il tiro.

L’indagine seguita dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha cominciato a dare i suoi frutti. I protagonisti sono molti, tutti però riuniti sotto un’entità unica: “Cosa sola”. C’è Cosa Nostra, ci sono i mammasantissima della ‘ndrangheta, c’è la Sacra Corona Unita, la massoneria, pezzi dei servizi segreti deviati e paramilitari. Tutti uniti insieme per un solo scopo: destabilizzare lo Stato con il terrorismo. Condurre la politica italiana e tutto il potere ad essa legato ad un punto di non ritorno. Una nuova strategia della tensione ad inizio degli anni 90. Una strategia terroristico-mafiosa.

Tutto è partito da un fatto in apparenza distante e relegato per anni nei trafiletti della cronaca nera. Dopo 23 anni infatti sono stati individuati i mandanti dell’omicidio dei due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi a colpi di fucile il 18 gennaio 1994 sulla A3 Salerno-Reggio Calabria.

Su richiesta del procuratore Lombardo e del magistrato della Dna Francesco Curcio il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare verso due soggetti: il primo è già in carcere da parecchio tempo al 41bis ed è Giuseppe Graviano, il secondo è il capo ‘ndrina di Melicuccio Rocco Santo Filippone. Un nome, questo, poco conosciuto da molti. Oggi 77enne, dall’indagine emerge che è stato proprio Filippone ad organizzare gli attentati ai carabinieri che hanno insanguinato l’Italia nei mesi a cavallo tra il 1993 e il 1994. Tutto grazie, ovviamente, alle conoscenze di Filippuccio dentro agli apparati statali.

Si, perché in quegli anni di agguati contro i carabinieri ce ne sono stati molti: il 1° dicembre 1993 rimasero illesi dopo un agguato il carabiniere Vincenzo Pasqua e l’appuntato Silvio Ricciardo, il 18 gennaio 1994 (lo abbiamo visto) l’omicidio di Fava e Garofalo, il 1° febbraio 1994 furono gravemente feriti l’appuntato Bartolomeo Musicò e i brigadiere Salvatore Serra.

Episodi fino a ieri considerati isolati. Con questa indagine  invece si è individuato il filo rosso che li lega alle bombe del 1993: Via Fauro (14 marzo), Via dei Georgofili e Via Palestro (27 luglio), San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro (28 luglio). E poi quella che sarebbe dovuta diventare la madre di tutte le stragi: una macchina imbottita di tritolo allo Stadio Olimpico di Roma per fare una strage di carabinieri. L’attentato poi fallisce. Quando Spatuzza e company decidono di riprovarci (attenzione alle date, siamo nel gennaio 1994) i fratelli Graviano ordinano di fermare tutto. Un accordo politico è stato trovato. Le pretese chieste nel biennio 1992-1993 possono essere finalmente realizzate. Questo accordo – sostiene laprocura di Palermo – vede come protagonista Forza Italia ed il suo leader Silvio Berlusconi, il quale scenderà in politica il 24 gennaio. Il 27 gennaio i fratelli Graviano vengono arrestati. Ha inizio la pax mafiosa, che dura tutt’ora.

Sia le bombe, sia gli agguati ai carabinieri rientrano in questa strategia del terrore finalizzata a realizzare una ristrutturazione degli equilibri di potere.

Bombe ed agguati rivendicati all’epoca dalla misteriosa sigla “Falange Armata”. Un’organizzazione mai scoperta, usata non solo dagli ambienti mafiosi, ma anche da pezzi del Sismi e dall’organizzazione Gladio. Erano anni di una guerra aperta all’interno degli ambienti statali, e se si leggono questi eventi come opera dell’entità unica “Cosa sola” (formata delle più potenti entità criminali e statali del paese), forse si comprende meglio il perché di così tanti morti innocenti in pochi mesi. E poi l’arrivo di Forza Italia la fine delle bombe.

La procura reggina ha poi effettuato perquisizione nell’abitazione dell’ex numero 2 del Sisde Bruno Contrada con l’obiettivo di trovare elementi che comprovassero i rapporti tra Contrata e il misterioso Giovanni Aiello, alias faccia da mostro. Ed è notizia recente quella della morte proprio di Aiello di infarto mentre stava a bordo della sua barca.

Se ne va così una delle figure più ambigue della nostra storia recente che ha sempre negato tutto. Faccia da mostro è stato indicato da vari pentiti come membro di un reparto speciale dei servizi segreti adibiti al lavoro “sporco”: killer professionisti. La sua faccia (sempre che di lui si trattasse) la troviamo in tanti misteri irrisolti della nostra storia: dal fallito attentato all’Addaura ai danni di Giovanni Falcone, all’omicidio del poliziotto Nino Agostino (era stato proprio il padre di Agostino, due anni fa, a riconoscere il volto di Aiello dopo un confronto all’americana come uno dei due killer che uccisero il figlio e la nuora incinta pochi giorni dopo il rientro dal loro viaggio di nozze), la strage di Capaci, la strage di Via D’Amelio, le bombe del 1993, fino ad arrivare al caso di Attilio Manca.

E’ stato disposto il sequestro della barca e dell’abitazione di Aielli. Quello che è sicuro è che si tratta di una figura che non potrà mai più raccontarci qualcosa,  semmai avesse voluto.