STORIA DI MAFIA (terza parte)

di Ciro Picariello

Guerra di mafia di Corleone ed ascesa al potere di Liggio 

Negli Anni Cinquanta, Liggio non vuole solo essere il campiere di Michele Navarra. Lui punta a divenire il boss di Corleone. Liggio sa bene che ha un esercito del crimine molto forte, composto da Riina, Bagarella e Provenzano.
Usando questi giovani molto affamati di egemonia e ascensione al potere, dà inizio alla guerra di mafia di Corleone. Prima, nel 1958 viene ucciso il boss Michele Navarra, e poi, successivamente tutti i suoi soldati e i suoi alleati.
La guerra la vincono loro e Liggio diventa il nuovo boss di Corleone.
La famiglia di Corleone finalizza la sua economica sul contrabbando, usura e macellazione di carne clandestina.
I corleonesi sono prossimi ad entrare nella Commissione mafiosa di Palermo.

Alleanza con Salvatore la Barbera, la cattura e la scarcerazione di Liggio e Riina

Il clan dei corleonesi con tramite la mediazione di Vito Ciancimino, divenuto assessore al comune di Palermo con la Democrazia Cristiana, conoscono ed iniziano un’alleanza con il boss palermitano Salvatore La Barbera. L’alleanza con quest’ultimo consente l’entrata indiretta dei corleonesi nella Commissione di Cosa Nostra.
Le cose ben presto cambiano; Salvatore La Barbera viene ucciso da Michele Cavataio un altro mafioso ed inizia la prima guerra di mafia. I Corleonesi se ne scappano lontani dalla guerra e vivono come latitanti sia in Cosa Nostra che per la giustizia italiana.
Nel 1964, però, Riina venne arrestato. Nel carcere stringe amicizia con Gaspare Mutolo, che diventerà anche lui un mafioso. Successivamente viene arrestato anche Luciano Liggio.
Nel frattempo, le cose a Palermo sono cambiate, la guerra di mafia è finita ed è ritornata la calma.
Nel 1969, a Bari, Liggio e Riina furono assolti per insufficienza di prove. Questa sanzione fu molto grave per la giustizia italiana, infatti dopo questa sentenza disgustosa ci saranno altri vittime innocenti, che con un po’ più di scrupolo sarebbero state evitate.
Liggio e Riina, ritornati liberi, possono continuare a compiere i loro affari malavitosi.

La Strage di Viale Lazio, la morte di Calogero Bagarella, l’arresto di Liggio e l’ascesa al potere di Riina

Luciano Liggio è il capo della famiglia mafiosa di Corleone. E’ un capo strano, non molto presente. Si affida ai suoi soldati, dandone piena fiducia. Insomma il capo operativa è Salvatore Riina. Il 10 dicembre \1969, si materializza la strage di Viale Lazio, un agguato fatto dai corleonesi nei confronti del boss palermitano Michele Cavataio. Fu un regolamento dei conti più crudi che fosse successo dentro Cosa Nostra. A perdere la vita oltre a Michele Cavataio è anche Calogero Bagarella, in quale corpo non è stato mai ritrovato.
Cosa Nostra formò una commissione forte, ivi ci furono l’entrata diretta anche dei corleonesi. Liggio, come detto precedentemente è poco presente in Sicilia ed alla Commissione molto spesso partecipa Salvatore Riina. Il 16 maggio 1974 Liggio venne arrestato a Milano. Tale arresto segnò il passaggio di consegne a titolo di capo dei corleonesi tra Liggio e Riina.
Con l’arresto di Liggio, Salvatore Riina iniziò la sua ascesa al potere dentro Cosa Nostra.

Il nuovo business della droga e gli omicidi di Boris Giuliano e Cesare Terranova

Sono passati gli anni in cui il vero business della Mafia era la macellazione di carne clandestina. Negli anni Sessanta grazie all’aiuto e collaborazione di Vito Ciancimino il business della mafia è incentrata soprattutto nell’edilizia ed appalti, ivi le società malavitose vincevano gli appalti ed i loro affari fruttavano miliardi di lire.
Adesso, invece a cavallo degli Settanta il nuovo business di Cosa Nostra divenne la droga. Infatti i mafiosi costruiscono raffinerie dove producono e lavorano droga ed alla fine la vendono, con un giro di soldi molto vasto ed ampio.
Sui loro loschi affari c’è un poliziotto Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, che indaga. Infatti con i suoi metodi investigativi innovativi riuscì ad arrivare vicino all’arresto di molti boss mafiosi. La Commissione decise di uccidere il poliziotto. Fu assassinato da Leoluca Bagarella, il giovane cognato di Salvatore Riina, fratello minore del defunto Calogero, nel 1979.
Ora, si vuole analizzare la situazione invece dei più importanti boss della Commissione: oltre ai corleonesi ci sono Stefano Bontate, Michele Greco, detto il Papa, Tommaso Buscetta ed Antonio Inzerillo.
Un magistrato siciliano Cesare Terranova, dopo una breve esperienza politica, torna a Palermo, per combattere Cosa Nostra. Il magistrato è stato colui che ha condannato all’ergastolo Luciano Liggio. Sempre nel 1979, i corleonesi decidono di uccidere il magistrato, con un commando armato. L’assassinio del magistrato è stato deciso senza consenso della Commissione.
Quest’omicidio sarà la causa che porterà alla mattanza della seconda guerra di mafia.