STORIA DI MAFIA (seconda parte)

di Ciro Picariello

La Dittatura del Fascismo = indebolimento di Cosa nostra
Cosa Nostra si nutre di corruzione sociale e si disseta con la violenza. Fino alla Prima Guerra mondiale trova spazio, grazie ad uno Stato che permette tale connubio con le istituzioni meridionali.
Tutto ciò è concesso sino al termine della Prima Guerra mondiale, ivi l’Italia è una delle nazioni vincitrici. La vittoria della guerra non porta a molti giovamenti, anzi viene definita “vittoria mutilata”. Lo Stato italiano è in ginocchio. In questo periodo di debolezza su tutti i fronti, trova facile consenso ed imposizione il giornalista e politico Benito Mussolini, che con il suo partito di estrema Destra, i Fasci di Combattimento, con la famosa Marcia su Roma, diviene nel 1922 Capo del Governo italiano. Inizia così il fascismo, inizia così la dittatura in Italia.
In questo nuovo ambito politico Cosa nostra trova fatica ad imporsi, anzi viene molto indebolita. Infatti la dittatura fascista, era composto da squadristi senza scrupoli ed i membri di Cosa nostra furono costretti ad emigrare all’estero, specialmente negli Stati Uniti, per continuare i loschi affari. Gli altri invece che rimasero, si riunivano clandestinamente, ma per loro le cose non andavano bene. Gli affari non era più come prima, perché Mussolini comandava su tutto, comandava anche più del re.
Questa situazione porta all’indebolimento di Cosa nostra, dovuta ad una dittatura, che non permetteva di essere liberi.
I venti anni di Fascismo furono molto duri per Cosa nostra, forse i più duri di tutta la storia della criminalità organizzata. Per loro, l’approdo della Seconda Guerra mondiale, fu una manna santa. Infatti l’Italia perse la guerra ed il Fascismo cadde. Nuovi scenari sono pronti ad arrivare.

L’immediato dopoguerra. Alleanza tra Cosa Nostra e Democrazia Cristiana
Nel Dopoguerra molte cose cambiarono in Italia. Il Fascismo cadde ed arrivò la democrazia. La Statuto Albertino fu cambiato dalla Costituzione Italiana. Il regno d’Italia, divenne Repubblica Italiana. Nel panorama politico i principali partiti italiani furono la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano. Sono gli anni anche della guerra fredda che c’è tra l’URSS e gli Stati Uniti d’America. L’Italia in questo ambito è divisa in due: da un lato la Democrazia Cristiana che appoggia gli Usa, mentre il Partito Comunista Italiano appoggia l’URSS.
In questo nuovo scenario c’è il Risorgimento di Cosa nostra.
L’Italia è distrutta dalla guerra ed è molta distrutta da una guerra che ha portato solo danni. In questa povertà assoluta, in questa mancanza d’istituzioni, rinasce Cosa Nostra.
Infatti il nuovo connubio con lo Stato italiano, diventa l’alleanza tra Cosa Nostra e la Democrazia Cristiana, un patto di favori. Con questo nuova alleanza rinasce Cosa Nostra. Per capire meglio la nuova rinascita di Cosa Nostra ci si deve spostare a Corleone, che diventa il nuovo inizio e proseguo della storia di mafia.

Corleone, terra di nuovi boss
Corleone, è una cittadina rurale e rocciosa, in provincia di Palermo. La cittadina si nutre dell’attività agricola e pastorale. Regna una grande ignoranza e povertà assoluta. Il tasso di analfabetismo è molto alta. Molti giovani bambini sono costretti a lavorare nella terra ed a pascolare le pecore per sopravvivere.
Corleone diventa anche la patria dei nuovi boss e della storia successiva al Dopoguerra di Cosa Nostra.
Il boss indiscusso nell’immediata Dopoguerra è il medico Michele Navarra, che viene rispettato e stimato da tutti. Il medico è anche un esponente politico della Democrazia Cristiana. Il boss Navarra si affida al suo campiere Luciano Liggio, il quale ingaggia sin da giovani nuovi soldati di mafia corleonese: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella.
Nasce così la cosca corleonese, uomini e giovani senza scrupoli che hanno fame di potere e sono disposto a tutto per conquistare il potere e ricchezza.

Inizio della carriera criminale di Salvatore Riina e la scomparsa di Placido Rizzotto
Salvatore Riina è un giovane soldato della mafia corleonese. Sin da bambino coltiva le terre assieme a suo padre Giovanni, il quale morì per aver aperto una bomba inesplosa durante la guerra per ricavarne la polvere da vendere ai cacciatori e vendere il metallo dell’arma da guerra, per guadagnare qualche soldo in più, visto che vivevano in miseria. Nell’esplosione muore anche il fratello minore di Salvatore, Francesco. Quest’esplosione suscita nel giovane Riina, la voglia di conquistare il potere e divenire ricco, lasciando una vita destinata al lavoro duro ed alla miseria. La strada ovviamente più facile e percorribile per le sue ambizioni è divenire un criminale, divenire il capo di Cosa Nostra.
Luciano Liggio, nota questa “fame” del giovane Riina e lo arruola, assieme ai suoi amici d’infanzia Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella, come soldati della mafia corleonese al servizio del boss Michele Navarra.
Nel frattempo, a Corleone, una giovane figura di spicco del futuro degli affari della malavita corleonese diventa il giovane Vito Ciancimino, figlio del barbiere del paese, che s’iscrive al partito della Democrazia Cristiana, che diventerà il principale interlocutore tra mafia e Stato.
A Corleone, però, non ci sono solo mafiosi. Ci sono tanta brava gente onesta come Placido Rizzotto, un sindacalista del Partito Comunista Italiano, che aiuta i poveri e soprattutto aiuta alla popolazione analfabeta a far rispettare i propri diritti. Il suo impegno sociale principale è di convincere la gente che le terre che coltivano ai loro padroni sono anche le loro, grazie ad una riforma agraria e soprattutto a convincere molte persone a istruirsi perché la vera ricchezza è la sapienza per non essere illusi da gente senza scrupoli.
L’impegno sociale di Rizzotto viene visto da Michele Navarra, come una minaccia. Durante uno scontro in piazza Rizzotto umilia Liggio, il quale grazie al consenso del suo boss, lo fa sequestrare, uccidere ed il suo corpo esamine viene gettato giù dalla montuosa catena di Rocca Busambra.
L’unico che conobbe gli assassini fu un giovane pastorello Giuseppe Letizia, che vide di faccia l’intero omicidio. Il piccolo bambino fu ucciso con un’iniezione letale, dal medico Michele Navarra.
Nel frattempo, arriva a Corleone, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che sin dal suo presidio indaga sulla scomparsa di Placido Rizzotto. Il grande generale, purtroppo si scontrerà su un muro di omertà e silenzio che non porterà mai la verità della scomparsa del povero sindacalista comunista.