L’attentato a Mannino: le dichiarazioni di Brusca e La Barbera al processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia

 

di Enza Galluccio

Dopo il maxiprocesso, nel progetto mafioso non erano previsti soltanto gli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche quelli di alcuni politici come Calogero Mannino, Claudio Martelli e Carlo Vizzini.
Secondo la ricostruzione del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, sentito in videoconferenza nel corso dell’udienza del processo d’appello sulla trattativa tra lo Stato e la mafia tenutasi ieri [12 settembre 2019, ndr] in Corte d’assise a Palermo, Calogero Mannino doveva essere “tolto di mezzo” per non aver mantenuto gli impegni presi con Cosa nostra e per non essersi messo a disposizione “per un aggiustamento di un processo”, in questo caso il riferimento è a quello per l’omicidio dell’ufficiale dei carabinieri Emanuele Basile, avvenuto il 4 maggio del 1980. Il contatto con Mannino, sempre secondo le parole di Brusca, non sarebbe avvenuto in modo diretto ma tramite il “notaio Ferraro di Castelvetrano”.
Il Collaboratore ha anche ammesso di aver partecipato all’omicidio di Basile, ma solamente nella fase di preparazione poiché, in seguito, ne era stato escluso essendo ritenuto dai boss come uno tra i possibili indiziati.
Il progetto dell’omicidio di Mannino, invece, era stato deciso da Riina e comunicato tramite il suo braccio destro Salvatore Biondino.  In tale circostanza, Brusca aveva dato l’incarico di spiare i movimenti del politico ad Antonino Gioè  insieme a Gioacchino La Barbera. Tutto si sarebbe dovuto compiere nel periodo tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio “poi però Riina fermò tutto”-
Gioè viene descritto da Brusca come suo stretto collaboratore “lo seguivo sempre, stavo con Gioè giorno e notte”.
Nel corso della stessa udienza è stato ascoltato anche Gioacchino La Barbera, anch’egli collaboratore di giustizia.
La Barbera ha dato una versione parzialmente diversa sulla progettazione dell’attentato a Mannino.
Nello specifico, non ci sarebbe congruenza rispetto al periodo in cui tale omicidio sarebbe stato programmato.
Nella versione di La Barbera, tutto sarebbe partito tra settembre e ottobre del 1992 perché, dopo l’attentato di via D’Amelio, Cosa nostra era in “stand by” cioè “in attesa di capire se dovevamo andare avanti con l’attentato al dottor Grasso”, riferendosi all’ex magistrato Piero Grasso.
La Barbera ha poi aggiunto: “ a settembre ci fu l’omicidio di Ignazio Salvo, Bagarella si spostò a Santa Flavia”, confermando di fatto alcune affermazioni di Brusca in merito agli spostamenti del Bagarella.
Infine, il Pg Giuseppe Fici avrebbe chiesto anche maggiori elementi sulla “vicenda Bellini” e sul presunto incontro tra  Giuseppe Graviano e l’imprenditore Silvio Berlusconi, con la citazione del famoso orologio al polso di quest’ultimo, ma in ultima fase è stata concordata la semplice acquisizione dei verbali relativi a quell’episodio, nonostante esso sia stato ritenuto dalla stessa Corte “meritevole di un approfondimento […] riguardo le interlocuzioni e i possibili coinvolgimenti di apparati deviati ed il cambio della strategia stragista”, il riferimento è alle stragi del ’94.
Al termine dell’udienza si è deciso che Silvio Berlusconi sarà comunque convocato il prossimo 3 ottobre, mentre il 24 sarà la volta di Giancarlo Caselli e di Luciano Violante.