GIUSTIZIA: INGROIA, ‘SCONTRO TOGHE-POLITICA INNESCATO DA NORDIO, OMAGGIO A BERLUSCONI.

L’ex pm, ‘no invasioni di campo dell’Anm ma dichiarazioni inqualificabili da area governo’

(Adnkronos)

A ”innescare” l’ennesimo scontro fra magistratura e politica è stato, in particolare, ”il ministro Nordio” con la sua ”riforma ideologica della giustizia” che ha l’obiettivo di ”chiudere il regolamento di conti” con le toghe in ”omaggio a Berlusconi”. Così all’AdnKronos l’ex pm Antonio Ingroia, presidente di ‘Azione civile’ e leader di ‘Democrazia sovrana e popolare’, commenta le tensioni fra politica e magistratura che vedono sullo sfondo la riforma della giustizia e i casi Santanché, Delmastro e del figlio del presidente del Senato La Russa. ”Questa ennesima riproposizione del conflitto magistratura-politica – osserva Ingroia – mi pare sia davvero fuori luogo, fuori tempo e fuori orario. Avevamo detto in molti che con la scomparsa di Silvio Berlusconi si era chiusa un’epoca, e si era chiusa anche l’epoca del conflitto fra politica e magistratura. E invece viene riproposto lo stesso cliché, ed è un cliché che la politica innanzitutto ha rilanciato, anzi direi proprio il governo, in modo anche sorprendente, vista la storia, su questo terreno, del partito di maggioranza relativa della premier Meloni, che sul tema della giustizia ha sempre cercato di stemperare i toni”. ”E’ Nordio – sottolinea l’ex pm oggi avvocato -, che più di tutti ha innescato quest’ennesima riproposizione dello scontro, con la sua cosiddetta riforma della giustizia che però, in realtà, è stata sempre un’anticipazione di interventi più ideologici che di sostanza. A mio parere non c’è stata nessuna vera invasione di campo da parte dell’Associazione nazionale dei magistrati. Ci sono stati alcuni comportamenti e dichiarazioni davvero inqualificabili da parte dell’area governativa”.

  • ”Il caso La Russa – aggiunge Ingroia – scaturisce dalla denuncia di una ragazza contro il figlio di La Russa e non doveva essere politicizzato, ma è stato lo stesso La Russa, con quella sua prima dichiarazione, a creare il destro per politicizzarlo. Il caso Santanché non ha nulla a che fare con il cosiddetto ‘partito delle procure’ perché proviene dalla denuncia di una dipendente e un’indagine della Guardia di Finanza iniziata ben prima delle elezioni del settembre scorso. La vicenda più clamorosa – sottolinea l’ex pm – è quella di Delmastro che dimostra in modo plastico che lo schema del ‘partito delle procure’ non funziona, tanto che non è stato un pm a portare avanti questo processo, anzi, esattamente il contrario. La procura ha chiesto l’archiviazione e un gip l’ha rigettata disponendo l’imputazione coatta. Esempio fulgido, classico e clamoroso del fatto che non c’è nessun appiattimento tra procure e gip”. ”Percepisco soltanto un piccolo rallentamento nello scontro – evidenzia Ingroia – nelle ultime dichiarazioni della Meloni che finalmente ha preso abbastanza le distanze da quella a dir poco infelice uscita di La Russa, però al contempo Nordio spinge sulla separazione delle carriere e addirittura leggevo sui giornali che c’è un progetto riguardante il concorso esterno in associazione mafiosa per ridurre l’ambito dell’applicabilità della fattispecie, mentre invece la vera riforma della giustizia non si vede in alcun modo all’orizzonte”. ”Nessuno, dalla politica e dal governo, che si impegna per i due veri problemi che ci sono – prosegue Ingroia -, il primo è quello dei tempi della giustizia, processi eterni; il secondo, che è collegato, di un intervento che serva a porre dei correttivi per limitare l’incidenza degli errori giudiziari, che ci sono, ma bisogna mettere in atto dei rimedi perché ce ne siano di meno e perché gli errori giudiziari eventuali possano fare il minor danno possibile. E affinché ciò accada i processi devono arrivare presto a sentenza, visto che spesso gli errori giudiziari si verificano nella prima fase delle indagini preliminari”. ”C’è qualcosa nella riforma Nordio che si occupa di questi aspetti?”, si chiede in conclusione l’ex pm Ingroia, ”nulla, solo, ribadisco, una riforma ideologica che vuole definitivamente chiudere il suo regolamento di conti con la magistratura quasi come omaggio a Berlusconi dopo la sua scomparsa”.