LA RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO D’EUROPA SULLA TUTELA DEI GIORNALISTI AIUTEREBBE JULIAN ASSANGE MA VIENE OSCURATA

 

di Francesco Bertelli

La vicenda di Julian Assange passa inosservata giorno per giorno. Attivista informatico e co-fondatore del celebre sito Wikileaks, Assange rappresenta forse l’emblema di un sistema di potere che guarda alla libertà di stampa come se fosse la panacea di tutti i mali. Purtroppo vi è la volontà dei governi di ridurre e stritolare sempre di più tale libertà e prendere il  controllo dell’informazione di massa.

La vicenda di JA è forse uno degli esempi più importanti di questo abuso: dopo anni di reclusione forzata nell’ambasciata Ecuadoriana a Londra, di spionaggio commissionata dalla Cia h 24 al giorno e di scarsissime occasioni per incontrarsi con persone esterne, famiglia compresa. Per non parlare dell’impossibilità di ricevere cure adeguate, nonostante l’accertamento del suo precario stato di saluto.

Proprio perchè l’informazione di massa è controllata da pochi, passa del tutto inosservata la delibera dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio D’Europa del 28 gennaio scorso, con l’approvazione della Risoluzione 2317 intitolata: “Minacce alla Libertà dei Mezzi di Comunicazione e alla sicurezza dei Giornalisti”.

L’importanza di tale risoluzione è enorme: anzitutto si fa un riferimento generale alla volontà del Consiglio D’Europa alla promozione della protezione dei giornalisti e degli altri attori dei media in modo tale che possano lavorare in condizioni di sicurezza.

Al capitolo 3 della suddette Risoluzione sono i numeri a parlare: “secondo le informazioni pubblicate dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, dal 2015 al 25 novembre 2019, 26 giornalisti sono stati uccisi, tra questi, in 22 casi vi è stata l’impunità, e 109 giornalisti sono attualmente in detenzione; 638 gravi violazioni della libertà di stampa  sono state perpetrate in 39 paesi”.

Poi si fa riferimento esplicito alla sitauzione di Julian Assange al capitolo 6.2 . In esso si dice che “riconoscere la detenzione e la persecuzione penale di Julian Assange costituiscono un precedente pericoloso per i giornalisti unendosi alla raccomandazione del relatore della Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti che ha dichiarato, il 1° novembre 2019, che l’estradizione del sig. Assange negli Stati Uniti deve essere vietate che deve essere prontamente rilasciato.”

Per rendere meglio l’importanza del contenuto della Risoluzione 2317 ecco qui i primi 6 capitoli nelle sue parti fondamentali.

Autore/i: Assemblea parlamentare

Origine – Discussione dell’Assemblea del 28 gennaio 2020 (4a seduta) (vedi doc. 15021, relazione della commissione per la cultura, la scienza, l’istruzione e i media, relatore: Lord George Foulkes). Testo adottato dall’Assemblea il 28 gennaio 2020 (4a seduta) Vedi anche la raccomandazione 2168 (2020).

1. Senza il diritto alla libertà di espressione e a mezzi di comunicazione liberi, indipendenti e pluralistici, non esiste una vera democrazia. Il Consiglio d’Europa e la sua Assemblea Parlamentare sono fermamente impegnati a rafforzare la libertà dei media in tutti i suoi aspetti, compreso il diritto di accesso alle informazioni, la protezione delle fonti, la protezione contro le perquisizioni dei luoghi di lavoro e dei domicili privati e il sequestro di materiali, la salvaguardia dell’indipendenza editoriale e della capacità di indagare, il diritto di criticare e contribuire al dibattito pubblico senza timore di pressioni o interferenze. La sicurezza di giornalisti e altri attori dei media è una componente fondamentale di questa libertà.

2. Ai sensi della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo – in particolare, ma non solo, l’articolo 10 – gli Stati membri hanno l’obbligo positivo di istituire un solido quadro giuridico per i giornalisti e altri attori dei media affinché possano lavorare in sicurezza. Tuttavia, minacce, molestie, restrizioni legali e amministrative e indebite pressioni politiche ed economiche sono diffuse. Peggio ancora, in alcuni paesi, i giornalisti che indagano su questioni che coinvolgono la corruzione o l’abuso di potere, o che si limitano a esprimere critiche ai leader politici e ai governi al potere, vengono attaccati fisicamente, incarcerati arbitrariamente, torturati o addirittura uccisi. […]

3. Secondo le informazioni pubblicate dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti (la Piattaforma), dal 2015 al 25 novembre 2019, 26 giornalisti sono stati uccisi, tra questi, in 22 casi vi è stata impunità, e 109 giornalisti sono attualmente in detenzione; 638 gravi violazioni della libertà di stampa sono state perpetrate in 39 paesi. Le minacce alla libertà dei media e alla sicurezza dei giornalisti sono diventate così numerose, ripetute e serie che mettono a repentaglio non solo il diritto dei cittadini di essere adeguatamente informati, ma anche la stabilità e il regolare funzionamento delle nostre società democratiche.

4. Gli organi del Consiglio d’Europa, compresa l’Assemblea parlamentare, non devono solo continuare a sostenere lo sviluppo in tutti i paesi europei ed oltre i confini europei di un ambiente sicuro per giornalisti e altri attori dei media, ma devono fare uso di tutto il loro potere per sollecitare gli Stati membri a porre rimedio in modo rapido ed efficace a qualsiasi minaccia alla libertà dei media, sollecitando e sostenendo le riforme richieste a tale scopo.

5. Pertanto, l’Assemblea invita gli Stati membri a proteggere più efficacemente la sicurezza dei giornalisti e la libertà dei media.[…]

6. L’Assemblea invita gli Stati membri a creare un ambiente mediatico favorevole e a rivedere a tal fine la loro legislazione, cercando di prevenire qualsiasi uso improprio di diverse leggi o disposizioni che possano avere un impatto sulla libertà dei media – come quelle sulla diffamazione, l’antiterrorismo, la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, l’hate speech, la blasfemia o le leggi sulla memoria – che troppo spesso vengono applicate per intimidire e mettere a tacere i giornalisti. A tale proposito, devono in particolare:

6.1. evitare di proporre sanzioni penali per un reato mediatico – in particolare pene detentive, chiusura dei media o blocco di siti Web e piattaforme social – tranne nei casi in cui altri diritti fondamentali siano stati gravemente compromessi, ad esempio in caso di incitamento all’odio o istigazione alla violenza o al terrorismo; assicurare che tali sanzioni non vengano applicate in modo discriminatorio o arbitrario contro i giornalisti;

6.2. riconoscere e assicurare il rispetto del diritto dei giornalisti di proteggere le proprie fonti e di sviluppare un adeguato quadro normativo, giudiziario e istituzionale per proteggere gli informatori o whistleblower e coloro che li facilitano, in linea con la risoluzione dell’Assemblea 2300 (2019) “Migliorare la protezione degli informatori ovunque in Europa”; a tale proposito, riconoscere che la detenzione e la persecuzione penale di Julian Assange costituiscono un precedente pericoloso per i giornalisti unendosi alla raccomandazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti che ha dichiarato, il 1 ° novembre 2019, che l’estradizione del sig. Assange negli Stati Uniti deve essere vietata e che deve essere prontamente rilasciato

Possibile che allo stato attuale, un documento di così tale importanza non circoli sui mezzi di informazione? Forse perchè non si vuole far conoscere